UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA
DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI
SEZIONE DI RICERCA LINGUISTICA LETTERARIA FILOLOGICA
SCUOLA DI DOTTORATO DI ATENEO
in collaborazione con GRUPPO EDITORIALE ELI
Convegno di ricerca e didattica - Macerata, 19 marzo 2024 Auditorium Unimc, via P. Matteo Ricci 2
AUTRICI E PROTAGONISTE NELLA LETTERATURA ITALIANA
Daniela De Liso - Matilde Serao tra giornali e romanzi
Matilde Serao (Patrasso, 14 marzo 1856 – Napoli, 25 luglio 1927) è stata la prima donna giornalista a fondare un quotidiano. Scrittrice poliedrica, realizza in sé il perfetto connubio tra letteratura e giornalismo, padroneggiando i due generi e contaminandoli con disinvoltura. Scritti giornalistici, cronache mondane, scritti odeporici, racconti, romanzi etnologici, civili, “per signorine”, antropologici e parlamentari restituiscono l’immagine di un’autrice perfettamente a suo agio nel suo tempo, nella sua storia, nella sua Italia. Il contributo intende offrire un excursus che evidenzi l’ingiusta esclusione dell’autrice dal canone della Letteratura italiana.
Novella Gazich Con occhi nuovi - Figurazioni del femminile nelle Novelle per un anno di Pirandello
Sono molte le figure femminili che popolano il ricchissimo campionario umano delle Novelle per un anno, ma poche quelle che assurgono veramente al ruolo di ‘protagoniste’.
Spicca nel corpus novellistico il contrasto tra due volti di Pirandello in rapporto alla donna: come è evidente nell’articolo Feminismo (1909), lo scrittore era del tutto contrario alle rivendicazioni del movimento femminista e in molte novelle manifesta una visione persino misogina della donna, affidata a figurazioni negative di mogli fedifraghe, aggressive, avide, che rendono il matrimonio una “trappola” mortificante.
D’altra parte Pirandello si mostra sensibile ai retrivi condizionamenti, alla chiusura limitante che caratterizzavano la condizione femminile in Sicilia. Alla prigione di ruoli prefissati si ribellano in vario modo alcune indimenticabili figure di donna a cui Pirandello riserva il ‘primo piano’.
Nella vita di queste e altre protagoniste delle novelle, come di consueto nella poetica umoristica, Pirandello coglie il momento chiave in cui ‘leggono’ la propria esistenza e si attiva in loro un doloroso percorso di autocoscienza. Interessante è il fatto che a queste figure ‘privilegiate’ a livello narrativo, Pirandello non presti, come avviene per i protagonisti maschili, la propria ideologia, ma in qualche modo adotti un punto di vista ’femminile’, che gli consente di penetrare senza filtri e schematismi nell’universo psicologico femminile.
Gianluca Frenguelli - Voci femminili nel Medioevo romanzo
È opinione diffusa considerare il Medioevo un periodo storico dominato dalla misoginia e dalla discriminazione sessuale, in cui la donna svolgeva un ruolo totalmente subordinato a quello maschile. Nella realtà dei fatti questo assunto è vero solo in parte: recenti studi hanno dimostrato che, almeno fino al XV secolo, la situazione femminile non era affatto drammatica e, seppur con una percentuale inferiore rispetto agli uomini, le donne medievali avevano accesso all'insegnamento e all'educazione. Inoltre, la nascita delle lingue romanze e la possibilità di esprimersi in lingua volgare è strettamente collegata all’emergere dei primi testi di mano femminile. Lungi dall’essere discriminate, le prime scrittrici medievali hanno potuto godere del patrocinio letterario di personaggi importanti che ne ha determinato un certo successo, come accadde a Maria di Francia, legata alla corte anglonormanna di Enrico II Plantageneto ed Eleonora di Aquitania (Plebani 2019: 34).
Proprio in questo periodo si sviluppa un confronto costante tra voci femminili e voci maschili. Si tratta di un aspetto fondante per l’esperienza letteraria medievale e, soprattutto, per la questione legata alla differenza dei due generi e al loro rapporto con il mondo. Al punto che le definizioni del genere “maschile” e del genere “femminile” possono essere riformulate e acquisire significati e sfumature di senso via via diverse, dato che i generi non definiscono un ruolo, ma piuttosto una rappresentazione delle norme adottate per ottenere un'identità riconosciuta dagli altri, norme che cambiano a seconda della cultura e del periodo storico. Pierre Bec parla a tal proposito di una femminilità genetica (in cui l'autore è una donna) e di una femminilità testuale (in cui l'autore materiale può essere anche un uomo).
Partendo da tali presupposti, il mio intervento si propone di evidenziare, attraverso l’analisi della lingua e dello stile dei principali componimenti “femminili” dell’Europa romanza medievale, la costruzione sociale e storica sia delle autrici di genere femminile, sia degli autori che sono stati veicoli di voci femminili pur essendo uomini. In entrambi i casi, infatti, entrambe le voci partecipano tutte a creare la rappresentazione letteraria della femminilità.
Filippo La Porta - Il 'dissenso' femminile nella letteratura italiana contemporanea
Nel corso della seconda metà del '900 alcune scrittrici italiane hanno descritto lucidamente «le cose come sono» (Virginia Woolf), senza veli ideologici o calcoli di dominio. Nel contempo hanno cercato di contrapporre a una civiltà intera fondata sulla forza, su una volontà di potenza autodistruttiva («la bomba atomica come fiore di questa civiltà», Elsa Morante), un punto di vista dissidente, altro, non allineato. La loro è una visione del mondo radicata nell'esperienza, prima ancora che in una "filosofia", ed è fondata su un pensiero emotivo, sulle eterne ragioni del cuore (a volte in comprensibili per la ragione), su una empatia ragionante: Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortense, Goliarda Sapienza, Amelia Rosselli, Cristina Campo, Fabrizia Ramondino.
Floriana Calitti - "Le donne fanno gruppo": la lirica rinascimentale
Partendo dalla memorabile formula messa in campo da Carlo Dionisotti nel 1965 in La letteratura nell’età del Concilio di Trento e ricompresa poi in quell’altrettanto memorabile libro che è Geografia e storia della letteratura italiana del 1967, la relazione si incentrerà su quel fenomeno che si manifesta, per la prima volta e prima di tutto, nel Cinquecento, di una presenza delle donne che si misura nelle edizioni che escono dagli anni renta in poi a testimoniare di quella « tendenza espansiva e associativa» della nuova società letteraria cinquecentesca. I dati bibliografici sono dati certi e incontrovertibili: a partire da quella raccolta di rime di una donna che nel 1538 apriva la strada al “gruppo” (per prestigio più che per effettiva primazia tipografica),Vittoria Colonna uscita in una sede decentrata come Parma, poi ristampata in una ventina di edizioni (malgrado i codici manoscritti fatti preparare come esemplari di dono), seguita poi da Tullia d’Aragona, Laura Terracina, Gaspara Stampa (ma postuma, Venezia 1554), Veronica Gàmbara (le sue Stanze bellissime stampate a Genova da Bellono nel 1537 e Perugia per Luca Bina, potrebbero farla figurare come capofila), Laura Battiferri, Chiara Matraini (una delle poche forse ad avere chiara consapevolezza del mezzo tipografico e a gestirlo in proprio), Tarquinia Molza, tutte a stampa e per la prima volta con il proprio nome: un dato bibliografico dirimente.
Quindi, alla luce di questa mappatura la domanda da porre potrebbe essere: qual è la situazione editoriale ora? Quanto di quella novità reale e tangibile in termini di mercato editoriale rimane oggi? Di quali edizioni disponiamo e quanto affidabili? Quante le edizioni commentate e che peso hanno queste edizioni nella diffusione di una lirica del Cinquecento al femminile? E quanto questa diffusione incide sul canone nazionale e, infine, su quello anche propriamente scolastico in termini di presenza delle donne del Cinquecento poetico nelle storie e antologie per la scuola?
Manuela Lori - Scritture femminili nel Duecento e Trecento
Si partirà da una riflessione sul dibattito inerente il canone letterario italiano ed in particolare il canone delle donne e la loro scrittura. Si procederà poi ad analizzare i punti di contatto delle scrittrici italiane del Duecento e del Trecento con le poetesse dell’al-Andalus e le trobairitz francesi. Infine si tratterà delle poetesse italiane dei primi secoli e delle tematiche presenti nei loro testi fino ad arrivare ad esaminare la controversa questione delle poetesse marchigiane.
Valeria Merola - Percorsi femminili nella letteratura del Seicento
Si propone un attraversamento della letteratura secentesca italiana osservando la questione dell'autorappresentazione del femminile. Le opere di alcune autrici verranno osservate nel loro proporre una commistione tra dimensione intima, familiare e privata da un lato e impegno civile, morale o politico dall'altro. L'analisi si soffermerà sulla definizione di un canone del femminile, da Francesca Turina Bufalini a Margherita Sarrocchi, da Margherita Costa a Maria Antonia Scalera Stellini.
Gianfranco Bondioni - Beatrice da donna-angelo a maestra
Nella Vita nova Beatrice compare come donna-angelo stilnovistica e, pur con la trasformazione in vero e proprio angelo con la svolta della “poesia della loda”, mantiene il ruolo di inviato più che di agente. Nella Commedia le sue caratteristiche mutano: pur mossa da Maria, interviene come mediatrice di salvezza fin dall’inizio dell’opera e la sua figura tende a mostrarsi sempre più simile al modello mariano di colei che media fra la divinità e il mondo, fra il signore nella sua corte e i vassalli e i sudditi. L’azione di salvezza fa tutt’uno con l’azione di crescita culturale e morale di Dante. Per questo Beatrice assume il ruolo di guida e di maestra, un ruolo squisitamente maschile che nella tradizione cristiana risalente a san Paolo è esplicitamente precluso alla donna. In tutta la Commedia questo ruolo cresce e porta alla fine a rendere quello di Beatrice, fino ad ora anticipatrice di Maria, l’ultimo nome ricordato prima che la Madonna stessa compia il ruolo di mediazione perché Dante possa giungere al culmine della visione.